Technoscope: Avete appena lanciato Oxa, una t-shirt connessa, che aiuta la respirazione. Perché ci serve questo aiuto?
Vincent Martinez: La nostra vita inizia con il primo respiro. Ma respirare è molto più che un mezzo per rifornire di ossigeno il nostro corpo – le culture orientali sanno da secoli quanto influenzi la nostra salute. La respirazione è strettamente collegata al sistema nervoso. A seconda di come respiriamo, attiviamo il sistema simpatico, la parte del sistema nervoso che prepara l’organismo ad affrontare il pericolo sotto forma di attacco e fuga.
Oppure il sistema parasimpatico, che regola le fasi di riposo e rilassamento. Chi impara a respirare consapevolmente si rilassa meglio, ha un sonno più ristoratore e ha una migliore concentrazione. Oxa ci aiuta – con esercizi di respirazione in stile meditazione strutturati come un gioco avvincente. Si può indossare sia in casa che fuori, sotto i normali vestiti.
Qual è stato il vostro primo grande successo?
Un cavo, flessibile ed estensibile come un elastico, sviluppato grazie al know-how in tema di materiali innovativi che abbiamo acquisito al Politecnico di Zurigo. Prima non esisteva nulla del genere nell’industria dei cavi. È un prodotto particolarmente interessante per le aziende del tessile che richiedono dei componenti elettronici lavabili ed estensibili per i tessuti smart. Con Oxa presentiamo il nostro wearable, sviluppato da noi dalla A alla Z. Oltre agli elettrodi smart nella t-shirt, «il pacchetto» comprende anche un sensore, gli algoritmi per rilevare i dati corretti e un’app mobile.
Cosa riescono a fare meglio i tessuti intelligenti rispetto agli altri wearables?
Trovandosi molto più vicini agli organi vitali, come il cuore o i polmoni, forniscono un biofeedback estremamente preciso in tempo reale. Gli smartwatch invece riportano valori medi, rilevati su minuti (ad es. la frequenza cardiaca), ore o giorni (ad es. il livello di stress). Si tratta spesso di informazioni troppo poco precise per poterne trarre conclusioni pratiche. In Oxa i sensori medicali forniscono dati di massima precisione, dai quali il nostro wearable ricava gli esercizi di respirazione più adatti per ogni singolo utente. Pletismografia induttiva per la respirazione, elettrocardiografia per il cuore, sensori a infrarossi per la temperatura cutanea.
Che senso ha l’automisurazione quando la maggior parte degli utenti non sa interpretare correttamente i risultati?
Questa è una domanda interessante. Sono convinto che stiamo andando in direzione di un automonitoraggio continuo. Perché solo se riusciamo a comprendere la nostra salute, siamo anche in grado di gestirla al meglio. Oggi il sistema sanitario interviene troppo tardi con la diagnosi, quando il soggetto è già ammalato. In futuro sarà sempre più cruciale mantenersi sani il più a lungo possibile. La salute è il nostro bene più prezioso – ecco perché dovremmo tutti imparare a diventare il medico di noi stessi.