Ogni scena del crimine presenta tracce che vanno rilevate e repertate. Può trattarsi di tracce biologiche (sangue, capelli, saliva), impronte (di piedi, di mani, impronte digitali e impronte di pneumatici), microtracce (particelle di vetro o di legno, pollini, fibre tessili), tracce digitali (dati del telefono cellulare, e-mail, dati di login su internet), graffi di attrezzi o tracce di armi. La scena del crimine viene isolata e vi si può accedere solo con tute integrali, per evitare sia di cancellare le tracce originali, sia di aggiungerne di nuove. A seconda del tipo di traccia, vengono consultati gli esperti del ramo (ad es. periti balistici per le armi da fuoco). La scena del crimine viene documentata (ad es., si indica la temperatura della stanza, se la luce è stata trovata accesa o spenta, la posizione delle porte, eventuali ombre, e così via) per avere un quadro iniziale della situazione. Inoltre viene ripresa nel dettaglio con la macchina fotografica o la videocamera. Le tracce vengono repertate, fotografate e registrate in un elenco. Si tratta di una procedura essenziale per il loro utilizzo in tribunale. Le tracce raccolte vengono esaminate in un laboratorio forense. Con l’ausilio di semplici test è possibile stabilire di quale sostanza si tratta (sangue o ketchup, veleno o farmaco), in maniera da analizzare a fondo solo le tracce rilevanti.
Nella nostra scena del crimine la polizia scientifica, oltre a rilevare le impronte digitali sulla maniglia della finestra, probabilmente analizzerebbe i frammenti di vetro alla ricerca di tracce di sangue o di fibre tessili.