I droni più grandi hanno l’aspetto di aerei senza cabina di pilotaggio. E atterrano e decollano con le stesse modalità. Con le loro ali rigide e il naso aerodinamico sono stati costruiti per perdere meno energia possibile a causa dell’attrito e per poter planare il più a lungo possibile, proprio come i normali aerei. Tutt’altro discorso per i droni più piccoli: in genere sono multicotteri, cioè hanno più eliche rotanti o rotori, che conferiscono loro più stabilità.
Il modello più diffuso è il quadricottero con quattro rotori, due dei quali girano in senso orario e due in senso antiorario. Questo sistema permette al drone di mantenere la stabilità durante il volo. Se tutti i rotori girassero nella stessa direzione, il drone ruoterebbe sul suo stesso asse.
I rotori controrotanti permettono al multicottero di decollare e atterrare in verticale e di librarsi in aria sul posto. Grazie alla sua struttura simmetrica, il multicottero può modificare agevolmente la direzione di volo. Se i due rotori anteriori ad esempio girano più lentamente di quelli posteriori, il multicottero si ribalta sul davanti. Il multicottero viene comandato solo tramite il numero di giri dei singoli rotori (oltre a una serie di congegni smart elettronici, vedi AHA!).
Nel multicottero velocità e maneggevolezza si traducono in notevoli consumi energetici. Ecco perché necessitano di accumulatori super efficienti. Inoltre, a parità di peso e di energia, la distanza coperta in volo da un multicottero è minore rispetto ai modelli piatti con ali rigide. Nel frattempo sono nati anche modelli ibridi che combinano i vantaggi delle due varianti: decollo in verticale, inclinazione dei rotori e stabilità di volo come gli aeromobili. Essendo alimentati da motori elettrici, i droni sono a emissioni zero.