Fonte: Technoscope 4/20: Rifiuti di plastica. Technoscope è la rivista tecnica della SATW rivolta ai giovani.
Sono diversi i progetti per la produzione di plastiche biologiche in alternativa alle plastiche petrolchimiche. Più facile a dirsi che a farsi. Infatti, non solo riuscire a ottenere le stesse caratteristiche di materiale della plastica tradizionale è già una sfida di per sé, ma si tratta anche di tenere conto dell’impatto energetico e ambientale in fase di produzione di questi materiali, affinché si possa arrivare a un prodotto convincente sotto tutti gli aspetti. Ecco una panoramica degli appassionanti scenari ipotizzati, che forse in futuro potrebbero dare vita a una vera alternativa.
Amido
Mais, grano e patate sono ricchi di amido, da cui si estrae l’acido lattico che – legato a polimeri lunghi – fornisce il cosiddetto «polilattato», una bioplastica utilizzata ad esempio per produrre sacchetti o vasetti per lo yogurt.
Bagassa
I residui fibrosi provenienti dalla lavorazione dello zucchero di canna (bagassa), solitamente utilizzati come concime o materiale combustibile per il riscaldamento, se pressati possono dare origine a prodotti monouso come piatti e vasetti.
Proteine del latte
Molti alimenti sono confezionati in una pellicola di plastica: una soluzione pratica perché si può riscaldare insieme al cibo. Un risultato possibile anche con le pellicole ottenute da una proteina del latte (caseina). Anche le pastiglie per lavastoviglie possono venire confezionate con questo materiale.
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Micelio
Un altro filone si occupa delle potenzialità dei funghi. I rifiuti agricoli vengono inoculati con il micelio del fungo (le cellule filamentose che si trovano nel terreno, per noi invisibili a occhio nudo). Il micelio cresce e forma una sostanza solida, utilizzabile ad esempio come sostituto per gli imballaggi in Styropor o come materiale isolante.
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Alghe
Le alghe marine non necessitano di terreni agricoli o concimi e crescono velocemente. Dalla loro fermentazione si ottiene un materiale da imballaggio addirittura commestibile, il che facilita il suo smaltimento. Si può utilizzare ad esempio per i bicchieri o le bustine da tè.
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Rifiuti alimentari
Gli pneumatici sono tra i principali responsabili della formazione di microgomma. Le proposte per migliorarne l’impatto ambientale includono ad esempio la sostituzione del nerofumo con il guscio d’uovo e la buccia di pomodoro, o la produzione di caucciù naturale dalle piante di dente di leone anziché dall’albero di caucciù.
Recycling/waste-to-energy
Dato che la plastica alternativa non potrà comunque sostituire la plastica in toto, è fondamentale fare un uso intelligente dei rifiuti. In quest’ottica si cerca ad esempio di trasformare i rifiuti di plastica in carburante diesel, o di dare loro nuova vita mediante la stampa 3D. I ricercatori hanno scoperto e sviluppato un enzima in grado di decomporre il PET. Un’innovazione che in futuro potrebbe ottimizzare il processo di riciclo.
Cos'è la bioplastica?
Il concetto «biomateriale» o «bioplastica» può avere due significati:
- Materiali plastici biodegradabili che (spesso solo in determinate condizioni) possono venire decomposti dagli organismi. Può trattarsi anche di plastica proveniente da materie prime non rinnovabili.
- Materiali plastici provenienti da materie prime biorinnovabili (plastica a base organica). Non si tratta necessariamente di materiali biodegradabili.
Per maggiori dettagli sulle definizioni e sul corretto smaltimento della bioplastica.